Un nastro rosso che si muove. Un nastro rosso che costringe i nostri occhi a seguirne il percorso.
Un nastro rosso che ci appare vitale, luminoso, dinamico.
Una striscia di tessuto che è rossa come sangue: vitale, luminoso e dinamico.
E poi una fabbrica. Una fabbrica derelitta e disabitata. Una fabbrica che ha rinunciato alla sua produttività. Un luogo morto.
Eppure c’è qualcosa che si muove in questo spazio dimenticato. Qualcosa, o qualcuno, che ferisce il silenzio di questo niente, che ne lacera le distese.
E’ un po’ come un grido rosso in un mondo bianco di calce. E’ il rosso di questo nastro, il rosso del sangue.
Le immagini hanno un preciso susseguirsi nell’intento di rincorrere l’oscillante protagonista della storia.
Un eroe vigoroso che però stenta a trovare la via d’uscita da questo mondo biancastro.
Una persona, tante persone, che sovrastano la fabbrica rendendola grigia e marginale.
Persone che non hanno trovato una via d’uscita e che hanno imbrattato di sangue luoghi pallidi e scordati.
Milleduecentosessanta è il titolo di questa serie di scatti. E 1260 sono i morti sul lavoro nel 2007. 1260 nastri tesi.
Luoghi bianchi di calce.
1260
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